domenica 17 giugno 2012

Viaggio in Marocco



VIAGGIO IN MAROCCO

  
                                                                Moulay Idriss                                                                 


Arrivammo da Fès in un azzurro mattino con i nostri zaini sulla shiena. Avevamo preso accordi col prorietario della pensione La colombe blanche che ci mando' un' anziano signore con suo asinello per trasportare i nostri bagagli per la ripida salita che conduceva all'alloggio.
Si trattava di una tradizionale casa marocchina su tre piani piu' la terrazza . Il piano di quest'ultima era
aperto nel centro e illuminava i piani inferiori che erano balconati verso l'interno, le uniche finestre se
ricordo bene erano nella facciata attaccata a quelle di altre case, che strette in labirintici disegni formavano le griglie e le scalinate del cuore storico di Moulay Idriss.






Sulla terrazza insieme ad Haruka guardavamo il paesaggio intorno. Il paese era appoggiato su due grandi colline come le gobbe di un gigantesco cammello. Dal nostro punto di vista si poteva ammirare la parte della citta' santa che ospita la Moschea e la tomba di Moulay Idriss, il santo piu' venerato in Marocco, pronipote del profeta Maometto e fondatore della prima dinastia reale del paese. 
La tomba e' il fulcro del più grande moussem del paese.
C'erano colline ricoperte di ulivi che scendevano in campi coltivati verso il sito archeologico di Volubilis. Volgendo lo sguardo verso la terrazza mi accorsi della presenza di una piccola tartaruga, grande poco piu' di un pugno. Si muoveva sul pavimento piano piano, lungo la linea del parapetto.
La sua lentezza si completava con la calma di quel primo pomeriggio, mi trasmetteva un senso di pace.
Quando arrivava all'ostacolo di un vaso di gerani o all'angolo del terrazzo si fermava e ritirava il collo dentro la corazza. La luce si rifletteva sui disegni concentrici del suo mosaico.
Passo' qualche tempo ed ecco che usci' una seconda tartaruga, questa era più grossa, quasi il doppio della prima. Sbatteva le palpebre muovendosi vicino ad un grande vaso di terracotta.
Il piano era ombreggiato da un grande pergolato col tetto di canne, uscendo dalla zona d'ombra le tartarughe indugiavano per alcuni minuti scaldandosi in quel ritaglio di luce.
Un uccello nero somigliante ad un merlo con una macchia bianca sulla testa venne a posarsi su di un'antenna di una casa vicina...sospeso in quel silenzio, meditavo sulle diverse agilita' nei movimenti degli animali, la loro percezione dello spazio.
I gatti erano i protagonisti della scena sui tetti terrazzati del paese, si potevano notare le eleganti silouette
tra le file dei panni stesi oppure erano pigramente apooggiati ai lati di un viottolo, vicino alle pesanti porte borchiate di ottone di alcuni riad.





Intanto era uscita un'altra piccola tartaruga, ci volle un po' di tempo perchè la famiglia si riunisse. la madre vuoleva starsene tranquilla in un angolo ma le due piccole tartarughe non gli davano tregua,
esse ritiravano la testa dentro al guscio e prendendo una rincorsa cozzavano contro la corazza materna producendo un suono secco come quello di una pietra che cade in un pozzo. Cosi' restammo a contemplare nella quiete interrotta dal "ciok ciok" delle tartarughe.